Ristorazione in allarme
Come fare per risparmiare? Sembra essere l’unica frase presente in tutte le conversazioni online e vocali. Il caro bollette mette in ginocchio migliaia di famiglie italiane. I dati di Confcommercio non sono per niente confortanti. Lo scenario è da brividi anche per tutto il settore della ristorazione. Dopo una lunga pandemia, che ha visto le saracinesche abbassarsi, continua la lotta alla sopravvivenza: attualmente un caro bollette impressionante investe a tutta velocità fornitori e imprenditori di grandi e piccole dimensioni.
Ristoratori che hanno provato a giustificare e spiegare gli aumenti al listino prezzi, sono finiti in prima pagina, criticati dal bacino di utenza che frequenta i locali. Eppure non è difficile fare i conti, per un’ attività in un mese si è presentato un rincaro quasi pari al 300 %.
La frase che rimbomba, sotto tutti i tetti, è :
”Se le cose non cambiano , rischiamo, di chiudere tutti.”
In ginocchio, il settore della ristorazione, già duramente colpito dalle restrizioni e aiuti carenti, prova a resistere. La colpa, questa volta, è del caro gas. Grandi, medi e neo imprenditori non sono contenti e pieni invece di dubbi e paure. Cosa fa il governo in merito? Decreti e aiuti insufficienti, quasi inesistenti che non allievano le opprimenti bollette.
Tantissime le associazioni di categoria che raccolgono le numerose segnalazioni giornaliere. La soluzione è invisibile e impercettibile, e il timore, questa volta , è che moltissimi che hanno resistito alla grande ondata di chiusure forzate si ritrovino a dover arrendersi ad un secondo ciclone che li sta devastando.
Troppi gli errori e le cose da sistemare, lamentano: un trattamento fiscale troppo alto e articolato, assenza di agevolazioni, credito d’imposta non efficace, la legge Bersani che penalizza le attività liberalizzate, mancanza di voucher per i lavoratori.
Con preoccupazione e incertezza, molti oscillano da un fornitore all’altro, per cercare di risparmiare qualcosa che comunque non varierà di tantissimo il recupero.
Tra apparecchi elettrici, climatizzatori, la voce energia diventa sempre meno sostenibile. Le decisioni, drastiche, condizionano anche l’andamento delle attività. Infatti, moltissimi hanno deciso di aprire in determinate ore del giorno, questo comporta anche una perdita del bacino ”clientela” considerevole. Le entrate sono in calo.
Un vero e proprio allarme rosso. Le istituzioni non forniscono adeguate e tempestive risposte. I fatturati sono in crollo. Non si potrà combattere facilmente un rincaro cosi significativo che abbraccia tutte le forniture essenziali e le materie prime. Fiaccati da due anni di pandemia a conti fatti, la soluzione sembra chiudere. Il dubbio che assale molti è :
”Dobbiamo chiudere per favorire le multinazionali?”
Il 25 Settembre cambierà davvero qualcosa? Spettatori di un teatro a luci spente, proveremo a resistere anche questa volta al secondo virus potente che ci sta facendo ammalare, il virus dell’indifferenza, di una politica che promette e non mantiene.