LAVORARE NELLA PIZZA NON CONVIENE PIÙ?

Il nuovo esercito dei pizzaioli che mollano tutto

Un tempo essere pizzaiolo era un motivo di orgoglio. Oggi, sempre più spesso, è motivo di frustrazione. In tutta Italia, da nord a sud, cresce il numero di pizzaioli che abbandonano forni e impasti per cercare alternative meno stressanti, più redditizie e – soprattutto – più rispettose della loro vita privata.

La crisi della vocazione

La narrazione romantica del pizzaiolo felice e sudato davanti al forno è stata schiacciata dalla realtà: turni massacranti, domeniche e festività lavorate, stipendi che in molti casi non arrivano nemmeno a 1.200 euro al mese. A tutto questo si aggiunge una crescente mancanza di rispetto da parte dei clienti, dei titolari e persino delle istituzioni.

«Mi svegliavo alle 9, iniziavo alle 10, tornavo a casa a mezzanotte. Il giorno dopo uguale. Per 1.100 euro al mese. Ho mollato, ora faccio il magazziniere e guadagno di più, con orari umani», racconta Marco, ex pizzaiolo di Milano.

Una generazione che non ci sta

I giovani non vogliono più saperne. Le scuole per pizzaioli abbondano, ma chi esce spesso non regge il colpo: il sogno dura poco. Manca un sistema che valorizzi realmente questo mestiere, che lo renda sostenibile a lungo termine.

Il paradosso del boom della pizza

La pizza vive un momento d’oro, tra gourmet e impasti d’autore. Ma chi la crea è sempre più in crisi. Il rischio? Un futuro fatto di personale improvvisato, bassa qualità e pizzerie costrette a chiudere per mancanza di personale qualificato.

La provocazione: serve un contratto nazionale dei pizzaioli

Perché non esiste una figura contrattuale riconosciuta e tutelata per il pizzaiolo? Perché deve essere considerato “aiuto cuoco” o semplice operaio della ristorazione? Se vogliamo salvare la pizza, dobbiamo prima salvare chi la fa.

Conclusione:

Questo articolo non vuole solo denunciare. Vuole far riflettere, parlare, condividere. Chiediamoci tutti: stiamo facendo abbastanza per difendere chi ogni giorno tiene viva la nostra cultura gastronomica?